
Il giardino che si affaccia sull’Arno alle spalle del Palazzo Franchetti di via San Martino – oggi sede del Consorzio 4 Basso Valdarno (già Fiumi e Fossi) – rappresenta una vera e propria anomalia in un tratto d’insediamento densamente occupato da oltre un millennio, dapprima da torri e case-torri medievali e poi dalle residenze dell’aristocrazia pisana di Età moderna. Non vi sono vuoti nella fitta trama edilizia, e la viabilità diretta al fiume è sovente ridotta a percorsi angusti, talvolta coperti da strutture sovrastanti con le quali si sfruttava ogni spazio disponibile. Secondo una lunga tradizione lì sorgeva la dimora del conte Ugolino della Gherardesca, distrutta dopo la caduta della sua signoria il I luglio 1288, e perciò l’area era rimasta libera da costruzioni: ne è eco l’atto notarile del 1833 con cui la proprietà del bene passò ai Franchetti, ricca famiglia di Ebrei livornesi, ove si ricorda che tale edificio «sarebbe stato demolito con l’apposizione solita del sale».
Storicamente attestata in quell’area di Chinzica (il quartiere medievale d’Oltrarno), l’abitazione del conte Ugolino – definita «palatium» nel 1275 e ubicata nella cappella di San Sepolcro – è tornata alla luce con lo scavo archeologico del 2016, che nella porzione nord-est del giardino ha restituito tracce ben documentabili della struttura edilizia e della sua sistematica distruzione.
Su questo spazio libero, solo dopo la seconda conquista fiorentina di Pisa del 1509 fu organizzata un’area per la conservazione del grano, un ‘piaggione’ testimoniato dai sei sili in laterizio rimasti in funzione fino alla ristrutturazione dell’intero complesso affidata nel 1833 dai Franchetti all’architetto Alessandro Gherardesca, che realizzò il grande giardino visibile ancora oggi.