

(Fonti: lettera a: dipinto di anonimo del 1659, collezione del Museo Stibbert, Firenze; lettera b: incisione di A. Sasso, da Vedute pittoresche della Toscana, Vol. II, Firenze, 1827.)
L’opera di rinnovamento edilizio che prevedeva il superamento dell’aspetto medievale della città intrapresa tra il XVIII e il XIX secolo, interessò anche il palazzo del Governo o Pretorio, sede dell’Auditore di Governo e della Cancelleria Civile e Criminale, già risultato dell’accorpamento di diversi corpi di fabbrica medievali.
Nel 1785, data la necessità di destinarlo parzialmente ad ospitare le carceri, la comunità pisana si divise tra l’idea di lasciare visibile l’impronta ancora medievale, conferita al palazzo dalle grandi finestre polifore di gusto gotico del primo piano e dalla tripla loggia del secondo piano, e quella di adattarne l’aspetto al nuovo stile già evidente nelle vicine Logge di Banchi.
Non giungendo ad un accordo, si decise temporaneamente di soprassedere, e di intervenire solo sopraelevando l’antica torre della Giustizia per farne la Torre dell’Orologio. Soltanto nel 1821 venne approvato il progetto dell’architetto Alessandro Gherardesca per il completo riassetto del palazzo e l’uniformazione con il volto che progressivamente avevano assunto i lungarni. La nuova facciata fu realizzata in forme rustico-toscane, con un maggiore sviluppo longitudinale, e allineando la base della torre al palazzo. Il fronte venne decorato con un fregio marmoreo di Michele Van Lint che sintetizzava stilisticamente gli onori granducali e gli antichi fasti della città.
I bombardamenti del 1944, che colpirono l’antistante ponte di Mezzo, distrussero quasi interamente il palazzo. Nel 1953 l’edificio venne ricostruito da Sanpaolesi basandosi solo parzialmente sui disegni del Gherardesca; il loggiato al piano terreno venne allungato su tutto il fronte e la torre dell’orologio rialzata per svettare maggiormente dal corpo longitudinale.
La Torre dell’Orologio
La Torre dell’Orologio diventa la una nuova torre civica della città di Pisa, innalzata nel 1785, in sostituzione della vecchia e ormai pericolante Torre delle Ore, sull’altro lato del fiume, facente parte del complesso dell’attuale Royal Victoria Hotel (Fermata 7).
L’edificio, di origini tardomedievali, oggi parte integrante di Palazzo Pretorio, era caratterizzato da una torre merlata (cioè con dei rialzi a intervalli regolari sull’apice a scopo difensivo), di altezza inferiore e a pianta quadrata, situata sul lato opposto di quella attuale.
Il dipinto, qui sopra, di un anonimo della Seconda metà del Seicento, ci mostra come dovesse essere la torre, con fasce bicrome di pietre chiare e scure.
Il Palazzo Pretorio
Il Palazzo ha cambiato spesso nome con il passare dei secoli, indicando il progressivo cambiamento di funzione della struttura: Palazzo del Podestà o Palazzo di Giustizia nel Medioevo, Palazzo dei Commissari Fiorentini dal Quattrocento al Seicento e Palazzo Pretorio o Palazzo dell’Orologio in epoca successiva.
La facciata tardomedievale del 1300 circa corrispondeva soltanto alla parte più occidentale dell’attuale prospetto sul Lungarno; si articolava su tre livelli ed era scandita da sette pilastrini, che separavano le aperture, sei per ogni piano. Fino al 1640 circa, l’edificio era collegato da un cavalcavia alla Torre del Bargello, che sorgeva appena più ad Ovest e faceva parte di un più vasto complesso di immobili dedicati all’amministrazione della giustizia.
Il Palazzo mantenne quasi inalterato il proprio aspetto trecentesco fino al 1815, quando il Granduca Ferdinando III d’Asburgo-Lorena ordinò che diventasse sede delle carceri e della Cancelleria Civile e Criminale, e così fu indetto un concorso per il rinnovo dell’edificio; il progetto presentato da Giuseppe Martelli in un primo tempo fu ritenuto il migliore, ma ragioni di ordine economico e pratico suggerirono di ripiegare sulla proposta di Alessandro Gherardesca. Al Palazzo furono saldati i corpi di fabbrica adiacenti e venne creato un portico al piano terreno. Il tutto venne coperto da una lunga facciata in stile rustico-toscano e vagamente classicheggiante, decorata da un fregio marmoreo realizzato dallo scultore Michele Van Lint.
Il Gherardesca, comunque, tornò ad occuparsi di Palazzo Pretorio nel 1846, quando ricevette l’incarico di riparare e consolidare dal punto di vista strutturale la Torre dell’Orologio settecentesca, danneggiata da un forte terremoto. Per circa un secolo l’edificio non subì altri interventi, ma nel 1943 fu in gran parte distrutto dai bombardamenti aerei;
Il restauro del Dopoguerra, guidato dal sovrintendente Sanpaolesi, non è stato completamente fedele al disegno ottocentesco. Oltre all’impiego di materiali più moderni per le strutture portanti (calcestruzzo armato), la ricostruzione introdusse alcune importanti modifiche: il portico venne esteso anche sui lati della facciata del Lungarno e la nuova torre fu di alcuni metri più alta e di forma più slanciata e della precedente.