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PALAZZO BLU

Centro di esposizioni temporanee e attività culturali, il Palazzo Blu, la cui prima costruzione risale al Medioevo, ha una lunga storia di ristrutturazioni e modifiche per mano delle numerose famiglie che vi abitarono, come i Sancasciano e i Del Testa nel Cinquecento.

Ma perché è blu?

Nella seconda metà del 1700 venne scelto questo colore per influenza della grande fioritura di nuove architetture in Russia, caratterizzate dal tono azzurrino o color dell’aria. Più volte, infatti, la stessa corte dello zar venne ospitata nello stesso palazzo.

Il museo vanta un’ampia collezione permanente, che si distribuisce su più piani e si propone di illustrare una storia dell’arte legata alla città di Pisa dal Medioevo fino al Novecento.

  • All’ultimo piano, da cui inizia il percorso, si raccolgono capolavori del Trecento di alcuni pittori pisani come Cecco di Pietro e Benozzo Gozzoli; proseguendo si arrivano ad alcune pitture più tarde, tra cui quelle appartenenti alla rinomata famiglia Gentileschi: Orazio e la figlia Artemisia.
  • Al primo piano potrai immergerti completamente in una dimora nobiliare impreziosita di diverse collezioni private. Nelle sale che puoi esplorare liberamente, incontrerai preziosi arredi, sale da biliardo, pianoforti e molti paesaggi che ritraggono vedute della città, che appaiono ancora oggi allo stesso modo.
  • Nei sotterranei si conservano le fondamenta dell’edificio ed è ricostruita la storia dell’edificio e dello spazio urbano che lo circonda.

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Orari
Lunedì-venerdì: 10:00-19:00
Sabato, domenica e festivi: 10:00-20:00
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura


THE BEST OF

Clio (1632), di Artemisia Gentileschi, olio su tela

Dipinto dalla grande pittrice romana e figlia di Orazio Gentileschi, artista seicentesco molto noto e attivo a Pisa e nelle aree limitrofe. Clio è la Musa della Storia, colei che custodisce il passato, ispirando i versi dei poeti.

Opera del periodo napoletano della pittrice, è uno dei pochi casi nella storia dell’arte in cui una figura femminile è rappresentata da una stessa donna. Gli occhi luccicano, lo sguardo catturato rivela una forte concentrazione in un pensiero trattenuto nella tela per secoli. Dalla posa estremamente sciolta che abita lo spazio con disinvoltura, le pieghe del collo che restituiscono una lieve torsione, le sopracciglia scure e tanti altri dettagli, traspare una sola parola: naturalezza.


Arpia a cavallo di un rospo (1540-50), di Niccolò Pericoli detto il Tribolo, scultura in pietra arenaria

La scultura rappresentante l’Arpia a cavallo di un rospo è parte di una fontana perduta, posta nel giardino del palazzo della famiglia Lanfranchi (oggi Palazzo Toscanelli). Eseguita da Niccolò Pericoli detto il Tribolo, essa riflette il clima culturale manieristico toscano di cui l’artista fu uno dei protagonisti. Nel nuovo allestimento di Palazzo Blu, l’opera occupa un posto di rilievo, all’inizio della visita al Secondo piano.


Polittico di Agnano (1350 circa) di Icilio Federico Joni, tempera su tavola

Grande polittico raffigurante la Madonna con Bambino e Santi, realizzato da Cecco di Pietro per la chiesa olivetana di San Gerolamo ad Agnano (fine Trecento). Cecco di Pietro è una delle figure di spicco nel panorama artistico del Trecento. La curiosità è che accanto al capolavoro trecentesco a Palazzo Blu è esposta la copia, realizzata dal noto falsario senese Icilio Federico Joni.


Famiglia Roncioni (1783), di Jean-Baptiste Desmarais, olio su tela

Il grande ritratto della Famiglia Roncioni, che trovi nella sala più prestigiosa del piano nobile di Palazzo Blu, è stato realizzato dal francese Jean-Baptiste Desmarais, che ha lavorato spesso per la famiglia pisana nell’ultimo decennio del Settecento, ospite nella villa di Pugnano.

Il dipinto mostra un tipico ritratto di famiglia, con cui, al pari di una nostra fotografia contemporanea, si voleva immortalare l’immagine di una affettuosa e colta famiglia aristocratica. I genitori Angiolo e Dorotea sono in primo piano reagiscono al movimento dei figli sulla scena: a sinistra Isabella gioca con il cane, mentre a destra Francesco e Teresa ballano, ascoltando la musica del piano suonato da un’altra figlia. Tutto il quadretto è sorvegliato dal fratello di Angiolo, impegnato nel trambusto a girare le pagine delle spartiture.


Ritratto di Curzio Ceuli, di Orazio Riminaldi (1593-1630), olio su tela

Il pittore pisano Riminaldi qui ritrae Curzio Ceuli, il nuovo amministratore del 1616 dell’Opera del Duomo di Pisa. I colori sono cupi e l’unico particolare a spiccare è il collare bianco. Notevoli sono i punti luce nel volto, precisamente sullo zigomo e nelle palpebre, attraverso cui il ritratto restituisce l’atteggiamento e la personalità di Ceuli. Questo effetto da “luci da palcoscenico” con un fondo quasi nero ricorda lo stile di Caravaggio, conosciuto a Roma grazie all’amicizia con Aurelio Lomi Gentileschi.

Curzio Ceuli, dopo l’incendio del 1595 all’interno della Cattedrale di Pisa, progettò di riempire il Duomo con opere antiche e contemporanei, facendone quasi un museo. Affidò proprio a Riminaldi il compito di realizzare un disegno per decorare la cupola secondo il gusto più aggiornato romano. Puoi scoprire il suo bozzetto creato nello stesso Palazzo Blu. Questo mostra la scena dell’Ascensione della Madonna al cielo.

Riminaldi morì pochi anni dopo appena trentasettenne, colpito dalla peste.

INFORMAZIONI

Tutte le informazioni si trovano sul sito:
https://palazzoblu.it/